coi piedi sulla terra

Il KM0 al tempo del Covid 19

Avevo pensato di scrivere un articolo per introdurre lettrici e lettori all'esperienza di Orti in Pace. È il progetto di agricoltura inclusiva che come cooperativa “Oasi Agricola” conduciamo ad Allerona in collaborazione con l'associazione locale “il Ginepro” e lo sprar di Orvieto, “Xenia”. Ne parlo con Alessandro mentre montiamo i rubinetti per le manichette dell'orto estivo, dove stiamo cominciando le piantumazioni.

Mentre traffica maldestramente col pappagallo, lui mi risponde “ma scusa, na cosa su sta situazione che stiamo vivendo, che impatta così tanto sulla nostra attività, sarebbe più importante, ora come ora, no?”.

Non posso dargli torto. Noi stessi abbiamo dovuto interrompere le attività para-terapeutiche che svolgiamo all'orto con utenti inviati dai servizi di salute mentale e diversamente abili...

oasi agricola

Le difficoltà della piccola agricoltura in periodo di quarantena

E dunque eccomi a tentar di fare il punto con voi sulle difficoltà ed incertezze che la situazione attuale implica per la piccola agricoltura rivolta alle comunità locali.

Cominciando dalla nostra zona, la gran parte dei mercati di paese e di città sono stati sospesi per ordinanza municipale e/o dell'amministrazione sanitaria. Una rete tra Umbria e Lazio di cui la cooperativa fa parte, la Comunità Rurale Diffusa, ogni prima domenica e ogni terzo sabato del mese organizza mercati molto animati di piccoli produttori bio, al momento sospesi di necessità. Ancora, è stato sospeso il mercato di Orvieto, che di norma si tiene al giovedì e al sabato. Lì confluiscono diversi produttori agricoli locali, fin dalla zona di Bolsena. Questo comporta un danno economico ovvio per i produttori ed un danno in termini di qualità della spesa alimentare per i consumatori. Ma non è tutto. La sospensione del mercato in piazza apre un vuoto significativo nelle abitudini collettive e di socialità di una comunità. Si potrebbe dire che equivale, quanto ai bisogni profani, al significato che può avere la sospensione delle messe in chiesa per quelli spirituali dei credenti.

mercato km0

Un piccolo esempio di resilienza locale

È qui che interviene la reattività di alcune realtà locali dell'orvietano raccolte attorno all'associazione “Piano Terra”, che gestisce una bottega del commercio equo e solidale. Si è organizzato un punto di consegna dei prodotti alimentari forniti dagli attori della piccola agricoltura contadina biologica del territorio. Un'iniziativa che sarebbe stata impossibile in tempi così brevi se non ci fosse già un Gruppo di Acquisto Solidale, animato dalla bottega, che distribuisce soprattutto gli agrumi della campagna SOS Rosarno.

Questa piccola esperienza di resilienza locale incoraggia e conforta. Ma non può rassicurarci a fronte di un problema che ha carattere nazionale.

rosso

L'agricoltura contadina prova a reagire

Le difficoltà del comparto agricolo, nel quadro della crisi pandemica da Covid 19, non sono diverse, pur nello specifico, da quelle sofferte dagli altri settori economici. Ne scrivono in questi giorni le associazioni di categoria. Quello che però è sempre sottorappresentato da queste associazioni è proprio il mondo della piccola agricoltura contadina locale che alimenta il KM0.

Un tema aggredito da Associazione Rurale Italiana, che in un suo comunicato si riferisce al DPCM “Cura Italia” scrivendo che:

“Il Decreto trascura una componente essenziale dell’agricoltura italiana: più di un milione di aziende diretto-coltivatrici in cui lavorano più di un milione e seicentomila persone (cfr. ISTAT). L’insistenza sul sostegno all’esportazioni agroalimentari (Art. 53 – Misure per il credito all’esportazione) avrà una scarsissima influenza sull’approvvigionamento alimentare del nostro mercato interno".

L'associazione affronta poi la questione dei mercati, rilevando come le ordinanze di chiusura anche per la parte alimentare non abbiano alcuna corrispondenza con lo spirito dei DPCM e chiudendo con una interpellanza all'ANCI:

“Il DPCM dell’11/03/2020 per il contenimento della diffusione del COVID-19 all’art. 1 comma 1 recita testualmente: «Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari». Il produttore agricolo vende esclusivamente generi alimentari.

Chiediamo dunque all’ANCI di informare i sindaci dei comuni italiani che la misura di chiusura indistinta dei mercati agricoli comunali non ottempera a nessuna norma contenuta nel DPCM e ha effetti dannosi.

Nei territori rurali dove tuttora resistono negozi di prossimità e piccole superette(cfr. ISMEA), il loro approvvigionamento presso i produttori locali garantisce efficacemente l’accesso all’alimentazione per la popolazione, in particolare per gli anziani che più difficoltà hanno a recarsi nei centri commerciali”.

attività terapeutica all'orto

Altre iniziative

Per tornare ad una realtà locale, cito ora una lettera aperta al sindaco di Bologna redatta dall'associazione “Campi Aperti, che da anni organizza diversi mercati cittadini di piccoli produttori biologici locali:

“Chiudere i Mercati Contadini in città in questa ottica e in un contesto emergenziale ed imprevedibile significa pressoché annientare l’accesso diretto dei cittadini a prodotti alimentari locali e, di conseguenza, aiuta a compromettere la sicurezza alimentare della nostra comunità.

I mercati contadini riforniscono migliaia e migliaia di famiglie in città con prodotti alimentari freschi e locali; con la loro chiusura il rischio di aumentare la concentrazione di persone al chiuso dei supermercati si fa, purtroppo, concreto. I mercati contadini rappresentano un rapporto diretto fra campagna e città, una filiera corta antichissima, senza intermediazioni, trasporti e passaggi che aumentano a loro volta gli spostamenti umani ed i conseguenti rischi di contagio.

Per alcuni di noi si tratta di una esperienza quasi ventennale e, quindi, pensiamo di poter dire a ragion veduta che riteniamo possibile organizzare i nostri mercati garantendo le necessarie condizioni di tutela della salute pubblica, in pieno rispetto delle misure sanitarie straordinarie imposte dai DPCM vigenti in materia”

Quali esiti avranno queste interpellanze è difficile prevedere. Le realtà come la nostra guardano comunque con attenzione all'evolversi di queste iniziative, nella speranza che si stabiliscano precedenti che convincano le amministrazioni locali a riaprire i mercati locali ortofrutticoli.

momento conviviale nell'attività di orto sociale

Liberate gli orti

Per chiudere, pensiamo anche agli orti familiari... rischiano di saltare la stagione. Ne scrive il curatore di un sito, orto da coltivare, in una lettera aperta al governo, in relazione al DPCM “Io resto a casa” che limita gli spostamenti consentiti:

“...molte persone coltivano un orto non è adiacente alla propria abitazione. Sono spostamenti molto brevi, visto che la terra richiede una cura quasi quotidiana, ma che oggi non è possibile compiere. La motivazione di coltivare l’orto non è presente tra quelle stabilite dal decreto, per cui si presume sia vietato spostarsi per farlo.

Per questo richiedo di inserire la possibilità di recarsi al proprio orto, a patto di farlo con le dovute accortezze”.

L'autore continua sottolineando l'importanza di questa attività: “La piccola agricoltura famigliare per autoconsumo rappresenta per molte persone un’integrazione importante al bilancio famigliare. A maggior ragione in questo drammatico momento in cui tanti non sono in condizione di lavorare. Penso anche all’importanza che rivestono in molte zone piccoli oliveti e vigne”.

Tutte cose che in una regione come l'Umbria chiunque può capire. Come ancor meglio noi, che facciamo agricoltura sociale, possiamo capire la funzione terapeutica dell’orto: "attività all’aria aperta utile a scacciare ansia e stress, come comprovato da moltissimi studi". Lo stress indebolisce le difese immunitarie mentre aria aperta, sole, attività fisica le rinvigoriscono, come si sa. Confidiamo quindi che, anche allo scopo di affrontare meglio questo frangente, intervengano presto modifiche, come quelle già introdotte in merito alla vendita al dettaglio delle piantine, che consentano agli ortolani di riprendere la loro attività.

arturo e alcuni utenti dell'orto sociale
Arturo Lavorato • 31 Marzo 2020