Nel mondo di oggi, l’economia di mercato globalizzata sta mostrando tutti i suoi limiti in termini di spreco e danni all’ambiente. Le micro-economie delle comunità locali possono garantire sostentamento pur rispettando gli ecosistemi, la salute, la cultura locali. Inoltre, promuovono la convivialità e la solidarietà.
Se il governo non si prefigge lo scopo di proteggere le vite, i mezzi di sostentamento e le libertà delle sue popolazioni, allora quelle popolazioni devono considerare l’idea di proteggersi da sole. Come possono proteggersi da sole? In effetti, sembra esserci una sola strada, quella di sviluppare e mettere in pratica l’idea di una economia locale – una cosa che sempre più persone stanno facendo. Per una serie di buone ragioni stanno intraprendendo l’idea dell’economia alimentare locale.
Vogliono usare le economie di consumo dei piccoli paesi e delle città per salvaguardare il sostentamento delle famiglie dei contadini e delle comunità dei contadini. Vogliono utilizzare l’economia locale per far sì che i consumatori abbiano influenza sul genere e la qualità del loro cibo, per preservare la terra e rendere ancora più belli i paesaggi locali. Vogliono dare a tutti quanti vivono nelle comunità locali un interesse diretto e di lungo periodo alla prosperità, alla salute, alla bellezza della loro terra. Senza una prospera economia locale, le persone non hanno potere e la terra non ha voce.
– Wendell Berry
Possiamo fare a meno della globalizzazione? Non credo sia possibile, la nostra vita dipende ormai da una serie di oggetti che non possiamo più trovare localmente e sarebbe impossibile farne a meno, computer, smartphone, elettrodomestici, auto e quanto altro, quindi questo è un processo al momento irreversibile per quanto non sappiamo l'evoluzione negli anni a venire. Ma una seria riflessione sulla globalizzazione e lo stile di vita attuale è necessario farla per due importanti motivi, la qualità della vita, la conversione energetica e aggiungo anche un motivo economico sociale
- Il sistema globalizzato è sembrato a tutti un miglioramento della nostra qualità di vita, ma a conti fatti non mi sembra che ci siano tutte queste persone felici, probabilmente cominciano a mancarci tante cose, di cui ancora non siamo completamente consapevoli, tipo le relazioni di comunità, l'aggregazione per interessi comuni, la collaborazione, la socialità, l'aiuto reciproco e molto altro, ormai siamo solo consapevoli che dobbiamo rassegnarci a stare dentro un sistema che non possiamo cambiare. Qualità della vita è partecipazione e noi siamo diventati solo tristi spettatori (consumatori e consumati) della realtà. Qualità della vita è vivere in un ambiente salubre, pensate solo a quanti prodotti chimici vengono dispersi sui terreni anche vicino alla nostra casa, quanto inquinamento generiamo e quanto rischiamo con i cambiamenti climatici. Forse è arrivato il momento di tornare ad essere protagonisti del nostro futuro. Un pensiero anche per chi produce sottopagato e schiavizzato ce lo vogliamo mettere? Certo forse saremmo tutti più felici di sapere che per produrre i nostri acquisti non ci siano state persone sfruttate.
- La conversione energetica è ormai diventata una imprescindibile priorità, viviamo in un sistema fatto di una totale inefficienza, che genera sprechi enormi soprattutto dal punto di vista energetico con prodotti che arrivano alle nostre case dopo aver viaggiato su gomma per migliaia di km, si generano inoltre una marea di rifiuti sempre più difficile da smaltire, il tutto con costi ambientali che non paga nessuno. In un sistema di produzione locale lo scenario sarebbe totalmente diverso come è facile immaginare, basterebbe solo pensare alla riduzione di traffico nelle nostre strade.
- I motivi economici sono quelli che sfuggono ai più, poi magari economisti qualificati smentiranno questa teoria. Se ragioniamo per comunità diciamo di 1000 persone e immaginiamo che ogni persona che vi appartiene acquista come esempio uno smartphone, di tutto il denaro speso (circa 500000 euro) nella propria comunità non ne rimane praticamente niente se acquistato on line, o poco se acquistato in un negozio locale. Quindi la comunità si impoverisce di 500.000 euro senza aver nessun beneficio per se stessa, niente posti di lavoro niente servizi, niente competenze e quant'altro. Se qualcuno fosse in grado di costruirli e potesse produrli localmente tutto quel denaro avrebbe una ricaduta positiva per tutti e gran parte dei 500.000 euro al netto delle materie prime rimarrebbero nella propria comunità, quindi in un certo qual modo il denaro tornerebbe in parte ad ognuno degli appartenenti. Ovviamente in una piccola e media comunità non è possibile costruire smartphone o altre apparecchiature a processo industriale o perlomeno non a prezzi e tecnologia adeguati. Questo non si può fare, ma alcune cose si possono fare, la prima è il cibo, la seconda è l'energia, poi tanto artigianato, e quanto altro fosse possibile. Per esempio nelle comunità energetiche è semplice, basta produrre energia, fotovoltaico, eolico, biomasse e con la conversione elettrica di tanti mezzi, un gruppo di persone può essere autosufficiente energeticamente e questo si traduce ovviamente in una ricchezza che rimane sul proprio territorio.
Per il cibo è ancora più facile, poichè localmente è possibile produrre gran parte del cibo che consumiamo giornalmente, anche in questo caso è tanta la ricchezza che rimane sul territorio, favorendo posti di lavoro, competenze e indotto positivo. Se le produzioni fossero tutte biologiche, avremo i nostri terreni coltivati sani e liberi da sostanze chimiche, per non parlare delle nostre falde acquifere. Il tutto si traduce in benessere ambientale, turismo sostenibile, minori costi sanitari e tanti altri vantaggi. Realizzando filiere corte e facendo economie grazie alle sinergie tra produttori e consumatori anche i prezzi del biologico possono diventare accessibili e sostenibili da parte di tutti, naturalmente riducendo gli sprechi alimentari.
Il ritorno alla localizzazione sarà inevitabile, i nostri territori Umbri ma in generale l'Italia tutta ha enormi possibilità, energia, natura, terra fertile, cibo buono e competenze, il processo si può quindi ampliare a tanti altri settori. Quindi se la teoria fosse giusta, il futuro potrebbe essere un buon equilibrio tra globalizzazione e localizzazione dove il consumatore consapevole potrà avere un ruolo importante per la propria comunità.
Raccolti di Comunità è nata per diventare protagonista di questo processo, attraverso la produzione di cibo sano, buono e giusto, attraverso meccanismi virtuosi che generano valori sociali per la propria comunità. Raccolti è una Cooperativa di Comunità che vuole aggregare persone intorno a questi due grandi valori, la generazione di valore sociale attraverso la produzione del cibo biologico per la propria comunità.
Il ruolo del socio di Raccolti è fondamentale per alimentare questo processo virtuoso, sa che acquistando prodotti o servizi sostiene un'economia sana, sa che può partecipare e dare il suo contributo fosse anche solo culturale, all'interno della piattaforma troverà una social community con cui potrà condividere le sue idee per il cambiamento, potrà proporre argomenti, discussioni o suggerire soluzioni, sa che i benefici gli arriveranno sia in forma diretta che indiretta, sa che può sostenere il lavoro di tante persone che questo sistema ha escluso o escluderà, sa che può dare opportunità di inserimento sociale e lavorativo a tutte le persone che partono da condizioni di svantaggio, sa che può finanziare i progetti proposti dalla stessa comunità, sa che darà un contributo importante al cambiamento.
Raccolti genera comunità, all'interno è possibile creare dei gruppi che possono proporre un punto di consegna condiviso, e questo genera socialità, amicizie e relazioni, Raccolti è il risultato del lavoro di tante belle persone che credono in questi valori.
Il mio consiglio è di entrare e iscriversi, è un pò meno semplice di una mera offerta commerciale, ma è un mondo nuovo tutto da esplorare e vedrete che ne vale davvero la pena.
Proviamoci insieme
Dionigi Fabrizio - Ariel Cooperativa Sociale